IL FASCINO DELLA PAROLA NELLA POESIA GIOVANILE DI PIER PAOLO PASOLINI
Tournée nei teatri dell’Ert – Ente teatrale regionale del Friuli Venezia Giulia il 12 e 13 gennaio 2023
Rosada!
Da un idea di Caraboa Teatro
Drammaturgia e regia Gioia Battista
con Nicola Ciaffoni
e con Elsa Martin
sonorizzazione e musiche di Giulio Ragno Favero
suono Carlo Gris
luci Stefano Bragagnolo
con l’amichevole contributo di Bruno Pizzul
San Daniele del Friuli, Auditorium alla Fratta, 13 gennaio 2023.
‘Rosada!’ è un lavoro teatrale complesso, che parte da alcuni dei testi delle ‘ Poesie a Casarsa’ per proporre un interessante viaggio nel significato della parola nella poesia friulana di Pier Paolo Pasolini.
Si tratta di una operazione complessa, articolata su piani differenti e su letture parallele.
Uno spettacolo ambizioso, di estrema raffinatezza, ma di grande garbo, misura.
Un lavoro riuscito, che premia i grandi meriti di un gruppo di talenti coraggiosi che hanno la strada della proposta di qualità.
Lo spettacolo è scritto da Gioia Battista, che cura anche la regia.
La narrazione parte da una lezione immaginaria di un professore che cerca di appassionare alla poesia pasoliniana un gruppo di studenti.
Questa soluzione permette di alleggerire alcuni momenti particolarmente carichi di tensione, realizzando un equilibrio che rende ancora più interessante lo spettacolo.
Nella parte del docente, Nicola Ciaffoni , convincente e misurato, capace di trovare il giusto colore per ciascuna delle differenti situazioni.
Molto rilevante nell’equilibrio della serata la componente musicale. Una narrazione alternativa, con i suoni che descrivono le sensazioni suggerite dalle parole, alla ricerca di qualche significato recondito, di un significante collettivo, che echeggia l’epicità della tragedia greca, la drammaticità del presente, il bisogno di libertà di pensiero.
Le musiche di Giulio Ragno Favero, eseguite dal vivo dal compositore , sono supportate da una grande interprete dalla personalità magnetica: Elsa Martin.
La cantante friulana è dotata di uno strumento vocale di grandissima suggestione, con una ampia estensione, una tecnica solidissima, una tavolozza ricca di sfumature.
Riesce a pennellare momenti di grande dolcezza, a costruire attimi struggenti ad accarezzare l’urlo senza scivolarvi, di inerpicarsi su note altissime, mai ostentate, mai compiaciute.
Alcuni passaggi sono di una straziante bellezza, come il disperato ‘Io soi besol’ (io sono solo), un disperato ed accorato grido di solitudine che unisce palcoscenico e sala in un pianto silenzioso, che sembra abbracciare i sogni del giovane poeta.
Il suono riesce ad indagare la parola, ad inseguirne il significato segreto, regalare emozioni ed incantare il pubblico, che si abbandona facendosi rapire dalla narrazione.
Vengono raccontate la vita del poeta, la sua infanzia, gli anni dell’università, l’esperienza della Accademiute, la Guerra, la morte del fratello a Porzus, della scelta della lingua friulana come gesto politico dichiaratamente antifascista.
Il friulano di Casarsa della Delizia rappresenta la conquista di una identità, il bisogno di un luogo da percepire come casa, la necessità di appartenenza.
Pasolini era un appassionato giocatore di calcio e questa passione viene evocata da una radiocronaca immaginaria ed ironica realizzata da un brillante Bruno Pizzul.
Quando suona la campanella, finisce la lezione ed il professore esce, il palco rimane alla Martin che riprende il duetto iniziale, nel quale canta con lo stesso Pasolini.
Il pubblico ascolta, muto e rapito fino allo spegnarsi delle luci, curate da Stefano Bragagnolo, quando, dopo un attimo di silenzio, scoppia in un applauso lunghissimo, con grida di acclamazione e tante chiamate in scena, a sancire un successo importante, frutto della convincente bravura degli interpreti; della raffinata stesura di un testo che unisce impegno, storia, musica e poesia; del coraggio di credere ostinatamente che la cultura può renderci migliori.
Gianluca Macovez